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    Home » Economia » La Bce: “Stranieri e immigrati una leva per la crescita dell’eurozona”

    La Bce: “Stranieri e immigrati una leva per la crescita dell’eurozona”

    La Banca centrale europea sottolinea ruolo e contributo della forza lavoro proveniente dall'estero, più soggetta però a condizioni di precariato. L'Italia preferisce gli italiani

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    9 Maggio 2025
    in Economia
    Lavoro e immigrazione [foto: Marco Carli/imagoeconomica]

    Lavoro e immigrazione [foto: Marco Carli/imagoeconomica]

    Bruxelles – L‘eurozona cresce grazie al contributo degli immigrati. La forza lavoro straniera, sia essa frutto della libera circolazione degli europei versi altri Stati membri Ue, o il prodotto delle prestazioni di cittadini extracomuinitari, risulta un fattore chiave per l’andamento economico. Ne è convinta la Banca centrale europea, che in un’analisi dedicata al tema, evidenzia come i lavoratori stranieri siano “una leva per la crescita” economica dei Paesi Ue con la moneta unica.

    “I lavoratori stranieri svolgono un ruolo sempre più importante nei mercati del lavoro dell’area dell’euro”, rileva l’analisi degli esperti della Bce. Sebbene nel 2022 i lavoratori stranieri rappresentassero solo circa il 9 per cento della forza lavoro totale, negli ultimi tre anni hanno rappresentato la metà della crescita della forza lavoro, pari a 3,1 milioni di lavoratori aggiuntivi. Ciò implica che “in linea con il loro ampio contributo alla crescita complessiva dell’occupazione, i lavoratori stranieri hanno contribuito in modo sostanziale alla crescita della produzione“.

    Si è comunque assistito all’unione di due fattori che ha giovato all’eurozona. Da una parte un generale aumento dell’occupazione, a cui si è aggiunto un maggior assorbimento dei cercatori di impiego non europei all’interno del mercato del lavoro. Le due cose insieme “hanno aumentato significativamente il Pil reale” dell’eurozona, cresciuto dal +2,5 per cento al +5 per cento dal 2022 al 2024 (rispetto ai livelli del 2021) anche grazie al contributo straniero. In altri termini, continua l’analisi degli esperti della Bce, “i lavoratori stranieri hanno contribuito ad espandere l’offerta di lavoro, alleviare la carenza di manodopera e sostenere la crescita economica, il tutto in mezzo a mercati del lavoro altrimenti ristretti”.

    L’andamento generale non è stato però generalizzato. Al contrario il contributo positivo dei lavoratori stranieri alla crescita economica è variato tra i più grandi paesi dell’area dell’euro. In Paesi come la Germania la popolazione nazionale in età lavorativa ha subito un calo e i lavoratori stranieri hanno contribuito a mitigare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione e della riduzione della forza lavoro nazionale. “Anche l’afflusso di lavoratori stranieri in Spagna ha contribuito in modo significativo alla crescita economica” del Paese, rileva ancora la Bce,

    Lavoratori altamente qualificati, l’Italia li ‘snobba’ mentre il resto dell’UE ci punta

    Diverso il capitolo relativo all’Italia. Questa risulta tra gli Stati di eurolandia con tassi di partecipazione lavorativa degli stranieri relativamente più bassi, e nel Paese si è registrato un aumento della crescita economica sostenuto da tassi di partecipazione più elevati dei cittadini nazionali. In Italia i lavoratori stranieri non hanno contribuito in modo sostanziale all’occupazione e quindi alla crescita della produzione, a riprova di un approccio tutto tricolore che non punta sul contributo che può arrivare dall’estero.

    Attenzione, però, perché non tutto è sempre come sembra. Chi si rivolge a forza lavoro straniera anche più di Paesi come l’Italia, tende a riservare una condizione di precarietà. La Banca centrale europea rileva come per quanto importanti per la crescita i lavoratori stranieri “rimangono più propensi ad avere un contratto di lavoro temporaneo“. Ciò può riflettere “la natura temporanea dei posti di lavoro in loro possesso e possibilmente indicare maggiori sfide nel garantire un impiego permanente”.

    Tags: Banca Centrale europeabcecrescitaeurozonaforza lavoroimmigrazionelavoromanodoperastranieri

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