Bruxelles – Tanti temi da discutere e su cui decidere poco, per un vertice del Consiglio europeo, quello in programma domani (26 giugno) e, almeno da programma venerdì (27 giugno) all’insegna di uno stallo sul futuro dell’Ucraina e divisioni sulla condanna a Israele, comunque alla fine riconosciuta dall’Ue, per la sua risposta sproporzionata alla aggressioni di Hamas. I capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri sono chiamati ad un confronto politico propedeutico a decisioni vere e operative successive, e già questo rende il summit poco attraente in termini di attese e aspettative, ma è su quelli che sono i temi più caldi dell’agenda, perché di più scottante attualità, si annunciano figure non certo esemplari.
Sull’Ucraina i leader perdono già l’alleato Volodymir Zelensky, con il presidente ucraino atteso in presenza ma costretto a tornare in patria per la ripresa dell’offensiva russa che costringerà confronti in video. Per il sostegno al Paese dell’est e al suo leader l’Ue offre lo stesso copione ormai consolidato: ancora sostegno a 26 senza l’Ungheria, come già accaduto nella riunione di inizio marzo e poi ancora alla fine dello stesso mese. Ancora una volta Budapest si oppone all’avvio dei primi capitolo negoziali per l’adesione. L’Ue dei ’27 meno 1′ dovrà iniziare a ragionare cosa fare sull’aiuto finanziario, perché, riconoscono fonti qualificate, se le ostilità tra Ucraina e Russia dovessero continuare ancora occorrerà immaginare come continuare a rifinanziare Kiev.
Una tregua all’orizzonte non si intravede. Oltretutto l‘attacco israeliano in Iran ha distolto gli Stati Uniti dal quadrante di mondo russo-ucraino, come del resto l’Unione europea che di Medio Oriente parlerà, eccome, nel corso di un vertice dove lo Stato ebraico ricopre uno spazio non indifferente. Non ci si attende che i leader chiedano una sospensione dell’accordo di associazione Ue-Israele, il nodo da sciogliere a Bruxelles è come trattare il governo Netanyahu per come sta continuando a gestire la situazione a Gaza e nei territori palestinesi. Ci sono Paesi che vorrebbero che si dicesse chiaramente che Israele sta violando i diritti fondamentali, mentre un altro gruppo di Paesi Ue, tra cui l’Italia, vorrebbe evitare perché si teme che questo possa irrigidire ancora di più le posizioni israeliane.
Proprio Ucraina e Israele potrebbero essere gli argomenti su cui potrebbero incagliarsi i lavori di un vertice del Consiglio europeo dove neppure sulla difesa si attendono passi avanti sostanziali. La questione vera, qui, sta nel come finanziare un riarmo in grande stile. Italia, Spagna e Francia si presentano come capofila di quanti sostengono che se il target di spesa concordato con la Nato si innalza al 5 per cento dei Prodotto interno lordo, allora non si può ignorare la necessità di reperire queste risorse, visto che il programma Edip con i suoi 1,5 miliardi di euro non basta. Germania e Paesi Bassi continuano a non volerne sapere di eurobond, mentre Danimarca e Finlandia iniziano a considerare, prudentemente, la possibilità, ma è ancora presto per passi avanti in tal senso. Neppure un progetto di banca per la difesa come la Dsr della Nato sembra aleggiare sullo sfondo.
Allora avanti con il dibattito e il ragionamento, in attesa che la Commissione europea presenti la proposta per il prossimo bilancio pluriennale (Mff 2028-2034). Gli osservatori sostengono che in questo vertice dei leader dell’Ue “molto” dipenderà da come il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, saprà impostare e gestire i dibattiti. “C’è materia per restare bloccati, incluso il capitolo competitività, ma anche spazio per trovare formule per discussioni vere senza perdere ore sulle parole”, si riconosce a Bruxelles. Provare per credere. L‘obiettivo dichiarato di Costa è chiudere tutto in un giorno, ma le premesse potrebbero non tener fede alle intenzioni.